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martedì 24 gennaio 2017

Book #4: Dalla Parte Delle Bambine


Dalla parte delle bambine è un saggio illuminante pubblicato nel 1973, scritto da Elena Gianini Belotti, esperta nell'assistenza all'infanzia. Perché illuminante? Perché fa aprire gli occhi sul fatto che se oggi siamo quello che siamo (soprattutto noi donne), dobbiamo ringraziare la società che sin dalla tenera età ci ha plasmato in un certo modo: docili, paurose e pronte a tradire noi stesse pur di essere scelte e gratificate.

Perché leggerlo?
Io personalmente ho deciso di leggerlo perché faccio parte di un gruppo di lettura (Pasionaria Book Club - cercatelo su Facebook) che lo consigliava insieme ad Ancora dalla parte delle bambine della Lipperini (che però non credo leggerò).
Prima di leggerlo, dovete tenere in chiaro una cosa: è un libro scritto e pubblicato negli anni '70. E' indubbio che molte idee ed esempi risultino anacronistici, ma non per questo ne sconsiglio la lettura. Così sono state cresciute le nostre madri, e di conseguenza, anche se in maniera meno restrittiva, siamo state cresciute noi. Per forza di cose, il bambino, che sia maschio o che sia femmina, dai tre anni inizia a capire a quale sesso appartiene e si identifica in primis con uno dei genitori. Va da sé che se sei una bambina, e tua madre è una frustata manico-ossessiva, in qualche modo questi tratti entreranno a far parte di te, e poi avrai bisogno di tutta una vita per liberartene. Questa è un'estremizzazione certo, ma pensate ad esempi più comuni, ovvero alla cura maniacale con cui molte delle nostre madri gestiscono la casa: deve essere sempre pulita, e se per caso dovesse venire qualcuno e trovare la casa in disordine, per loro questo banale avvenimento risulterebbe un fallimento personale, che le mortifica e le fa sentire in forte disagio. Non riescono ad andate contro ad uno schema: casa pulita= donna da gratificare, modello da invidiare; al contrario casa sporca= bestia di satana. (Ora venitemi a dire che non è così, soprattutto nel nostro paese).
Un'altra cosa che ho notato però, è che la scrittrice parte spesso prevenuta: ad esempio, ecco un passo (p.183) che mi ha fatto un po' storcere il naso (uno fra i tanti):

(...) "Cara Giovanna," rispondeva il direttore di un giornalino per bambini (...) "hai fatto una domanda molto intelligente per una bambina," esprimendo in questo modo l'opinione largamente condivisa, che le bambine, essendo generalmente cretine, non fanno domande intelligenti (...)

Intanto, cara Elena, datti una calmata. Molto più probabilmente, il direttore esprimeva l'opinione largamente condivisa (purtroppo) che i bambini siano generalmente cretini, a prescindere dal loro sesso. E questa è solo uno dei tanti esempi che mostrano quanto la scrittrice spesso estremizzi. Quindi sì, da leggere, ma prendete molte affermazioni con le pinze.

A chi lo consiglio?
Lo consiglierei o a chi si accinge ad avere dei bambini (ricordiamoci che più che un saggio femminista è prima di tutto un saggio pedagogico) o a donne di tutte le età che vogliono capire il perché di tanti loro comportamenti di auto-sabotaggio.

2 commenti:

  1. Oggi, da un certo punto di vista, è persino peggio: si dice alla bambina di "non fare il maschiaccio", ma si dice alla donna in carriera di "tirare fuori le palle". Messaggi sociali disfunzionali per l'equilibrio psichico.

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