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domenica 24 settembre 2017

Book #8: Il deserto del sesso


Ultimamente ho fatto incetta di libri di scrittori calabresi. E' strano come dopo anni e anni di scuola dell'obbligo e università, un giorno realizzi quanto poco la tua regione sia rappresentata nella storia della letteratura italiana; inoltre, da quando ho lasciato la mia terra natia, mi sono accorta di quanto diverso sia, nonostante siamo tutti italiani, il nostro popolo da regione a regione.
Ho deciso di iniziare il mio studio sulle mie radici culturali con un libro parecchio interessante, che però poco ha a che vedere col meridione, in quanto ambientato nella Lombardia fascista, ma comunque scritto da un grande scrittore calabrese, Leonida Répaci. Il libro in questione è Il deserto del sesso, pubblicato nel 1956. Come si può intuire dal titolo, il tema centrale è il sesso: il sesso come malattia, il sesso che brucia e consuma. La protagonista del libro è Ignazia, una donna ormai verso il viale del tramonto, che si innamora follemente di Massimo, il cognato, provando un amore folle che la spingerà perfino a sacrificare la vita di ogni sua possibile rivale.
Il libro, che inizialmente non mi aveva entusiasmata per una scrittura forse troppo secca e semplice, si trasforma mentre lo si legge; i personaggi di Ignazia e di Massimo sono ben approfonditi psicologicamente; soprattutto Ignazia e il suo dramma interiore sono descritti così vividamente da non riuscire a condannare completamente una donna sì crudele, ma che prima di essere carnefice è stata vittima. Ignazia è una donna brutta, da sempre rifiutata, perfino dal marito e che, dietro un'apparenza dura e distaccata, nasconde un incredibile e logorante bisogno d'amore. Le descrizioni degli atti sessuali sono poetiche e metaforiche, a volte troppo da romanzetto rosa, ma niente di insopportabile o troppo banale. Ovviamente, ai tempi della sua pubblicazione il testo fece parecchio scalpore e fu vittima della censura. Del resto, a essere scandaloso nel romanzo non è il sesso in se, ma tutto ciò intorno a cui gravita: fascismo, omosessualità. fascisti omosessuali, tradimenti e istinti omicidi e suicidi. Non un capolavoro, lo ammetto, ma un libro comunque ben scritto e magnetico.
VOTO: 7.5/10

lunedì 18 settembre 2017

Amla: cosa ne penso?

Da anni ormai mi spalmo strani intrugli sui capelli, ma l'amla mi mancava. Le ho provate tutte: dall'henné allo shikakai, passando per la farina di ceci e lo yogurt, ma l'amla no, non mi aveva mai incuriosita, o almeno, non fino ad oggi.
Avendo smesso di utilizzare l'henné, sentivo che i miei capelli aveva bisogno comunque di un trattamento un po' più importante da applicare più o meno spesso, e allora ho optato per questa tanto decantata polvere di origine indiana che dovrebbe essere un toccasana per capelli e cuoio capelluto.
Ma che cos'è nello specifico l'amla?
A quanto dice la confezione di Amla di Biopark Cosmetics che ho acquistato, l'amla è il frutto dell'albero di Amla (ma dai?!), anche detto uva spina indiana. Essendo ricca di vitamina C, l'amla esercita un effetto antiossidante che previene l'incanutimento precoce dei capelli e la loro caduta, oltre che essere un'ottima alleata contro la forfora. Avendo anche un effetto astringente, risulta funzionale anche in caso di pelle grassa o mista. Essa può essere impiegata in maschere viso e in impacchi per capelli.
Le mie prime impressioni.
Il primo approccio non è stato dei migliori: nonostante io fossi abituata all'odore di altri impacchi naturali, l'odore dell'amla mi è risultato insopportabile. Non saprei neanche descriverlo, ma sopportarlo non è facile, anzi. Inoltre non ho notato particolari miglioramenti nello stato dei miei capelli. La seconda volta, sono stata più fortunata: sarà che avevo fretta di finire la confezione e non avere più a che fare con questa polvere malefica, ma utilizzandone di più (più di 50 gr) ho visto dei risultati. In primis, i capelli risultavano morbidissimi ed estremamente lucidi, in secundis, mi ha donato un colore più ricco di riflessi rispetto al mio naturale, nonostante non sia una polvere tintoria. Inoltre, già dal primo utilizzo (potrebbe essere anche suggestione però eh), ho notato un sacco di nuovi capelli!
La consiglio?
Onestamente non so se ricomprarla, perchè l'odore è davvero insopportabile (anche se per fortuna non rimane sui capelli dopo il lavaggio), ma devo dire che nonostante tutto ha soddisfatto le mie aspettative. Da usare, magari una volta ogni tanto.

Questi i miei capelli (felici) dopo l'impacco.