Non regalatele mimose o altri fiori, simbolo di bellezza decadente di cui dopo pochi giorni bisognerà disfarsi. Regalatele un libro. Un libro che possa liberarla dalla schiavitù fisica e mentale a cui è sottoposta ogni giorno. Sì, perché la donna è ancora schiava di sé stessa e della società che vuole impartirle l’insegnamento che qualsiasi cosa faccia non è abbastanza. Casalinga? Non è abbastanza emancipata, una mantenuta insomma. Donna in carriera? Troppo emancipata, sarà sicuramente una pessima madre e moglie. Bella? Sicuramente non è abbastanza intelligente. Intelligente? Beh, dovrebbe imparare a stare zitta perché agli uomini non piace chi parla troppo. Pensiate stia esagerando? In realtà queste non sono nient’altro che frasi che nella mia vita ho sentito pronunciare dalla bocca di persone vere.
Ragazze, abbiamo ancora tanta, troppa strada da fare e per farla abbiamo bisogno del giusto equipaggiamento. Circondatevi di libri belli e profondi, di quelli che fanno fiorire idee di serenità, ma che riescono comunque a punzecchiare le budella ricordandovi che “Ehi, questa situazione di disagio interiore ti sembra familiare? Sei sicura di voler star zitta e subire?”.
Credevo che quelle che provavo fossero emozioni solo mie, ma mi sbagliavo: anche altre donne sono riuscite a metterle su carta. Mal comune mezzo gaudio? Non proprio, ma sapere che quelle sensazione non l’hai avute solo tu perché sei completamente matta rincuora e non poco. Due dei libri che vi consiglio potrebbero essere un ottimo equipaggiamento contro la merda che la vita vi tira in faccia ogni giorno. Il primo è Milk e Honey di Rupi Kaur, una raccolta di poesie che vi lascerà senza fiato e che riuscirà a toccare corde che neanche v’aspettavate d’avere. La giovane poetessa indiana parla della femminilità a tutto tondo: maternità, sessualità, rapporto col proprio padre e col proprio corpo. Insomma, in una sola parola, le poesie ruotano intorno a un solo grande tema, l’amore. Pensavo di leggere una valanga di luoghi comuni sulla femminilità, invece mi sono ritrovata senza parole davanti ad alcune pagine che sembrava si rivolgessero a me personalmente, come se Rupi avesse scritto quelle parole per raggiungere esattamente e esclusivamente a me. Come fa a sapere come mi sento e cosa provo? Leggere questo fiume di parole in piena sarà come confrontarsi con una amica di vecchia data. E’ incredibile come il percorso di una donna nata a kilometri di distanza possa somigliare tanto al mio. La stessa impressione l’ho avuta leggendo Dovremmo essere tutti femministi di Chimamanda Ngozi Adichie. Certo, non mi sono mai imbattuta nelle stesse situazioni in cui lei si è imbattuta in Nigeria, dove se dai una moneta a un parcheggiatore il tizio ringrazia l’uomo che ti accompagna e non te, ma le pressioni che arrivano dalla società riguardo l’apparenza e l’espressione del corpo femminile sono le stesse. Infatti, in Italia come in Nigeria, è credenza comune che se una donna voglia essere presa sul serio debba abbandonare i suoi atteggiamenti e vesti spiccatamente femminili. Da qui frasi comuni del tipo” è una donna con le palle” o “è lei che porta i pantaloni” da cui si deduce che una donna di carattere debba avere per forza abbandonato i suoi attributi femminili per adottare quelli maschili. Capisco che è un uso figurato, ma da queste frasi filtra ancora una visione del mondo ancora spiccatamente maschilista, siamo sicuri di volerle ancora usare con leggerezza? Come dice Chimamamanda, tutti dovremmo essere femministi, in quando un femminista è “una persona che crede nella parità sociale, politica ed economica dei sessi”, e questo non solo l’8 marzo, ma tutti i giorni.
Bellissima riflessione :) e sì, purtroppo tutte le frasi che hai citato le ho sentite anche io, più e più volte... uscite dalle bocche sia di uomini che di donne (ancor peggio). Mi attira molto la raccolta di poesie, penso finirà nella mia wishlist di amazon :)
RispondiEliminaTe la consiglio davvero! E' una boccata di aria fresca!
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