Perché hai scelto di
trasferirti proprio in Francia?
Sapevo già che, una volta finiti gli studi, continuare il
mio percorso professionale in Italia sarebbe stato difficoltoso. Poi, ho sempre
pensato che le esperienze di vita all’estero sono occasioni non soltanto di
crescita ma soprattutto di riscoperta. Uscire dal contesto nazionale dà la
possibilità di analizzare la vita del proprio Paese con un filo di profondità
in più.
Conoscevo già la lingua francese, avendola studiata a
scuola, e sapevo che la cultura e lo stile di vita non sono poi tanto diversi
dai nostri. Ecco perché ho cercato lavoro in Francia e mi sono trasferita lì.
Cosa, secondo te,
rende la vita in Francia migliore e cosa peggiore rispetto all’Italia?
Sicuramente il loro sistema burocratico non è poi così
semplice. Uffici, carte, documenti, firme e timbri proprio come in Italia. La
differenza, forse, sta nel fatto che dopo tutti i giri e le circonvoluzioni il
servizio pubblico è migliore. In termini di sanità, turismo, trasporti, eccetera.
Due punti vincenti della vita in Italia rispetto a quella in Francia sono, invece, il cibo (lo sapevamo o lo immaginavamo tutti) e le relazioni interpersonali.
Per carità, la cucina francese non è poi così cattiva. Però faticano a concepire gli equilibri nutrizionali, esagerano coi grassi, adorano gli snack. Tanto che persino i cartelloni che pubblicizzano i prodotti alimentari presentano, in caratteri vistosi, consigli come “Per la vostra salute, praticate un’attività fisica regolare” o “Per la vostra salute, mangiate ogni giorno almeno cinque cibi tra frutta e verdura”. In Italia amiamo il cibo ed esageriamo spesso con le quantità ma sicuramente sappiamo mangiare meglio.
Per quanto riguarda le relazioni interpersonali vorrei contestare
l’idea diffusa che i francesi siano scontrosi e di poca compagnia. Direi
piuttosto che tantissimi hanno difficoltà ad aprirsi ma una volta rotto il
ghiaccio sono persone spiritose, detestabili, interessanti o noiose come quelle
delle altre nazionalità. Molti altri sono comunque più estroversi e non hanno
bisogno di un periodo di “adattamento” per intavolare un discorso con le
persone sedute al tavolo affianco. Tuttavia la sensazione che ho avuto spesso è
che, finito il momento, la serata, l’occasione, è più difficile mantenere un
legame, un contatto.
Tre difetti del
popolo francese.
La troppa sicurezza su certe cose, la troppa insicurezza in
altre. Metterei al terzo posto “difficoltà nell’apprendimento della lingua
inglese” – difetto che, ammettiamolo, caratterizza anche noi italiani.
Ti sei mai sentita
discriminata in quanto straniera (o, più precisamente, in quanto italiana)?
In realtà non ho mai avuto troppi problemi per il fatto di
essere italiana. Non so se ha influito il fatto che conosco la lingua francese
e che, a loro dire, l’accento italiano è chiaro e anche molto affascinante. Le
frecciatine sui modi caratteristici e sui difetti nazionali sono per lo più
spiritose e, soprattutto, bidirezionali. Questo, ripeto, nella mia esperienza.
Si critica spesso
l’Italia perché non sa valorizzare il suo vasto patrimonio culturale. La
Francia gestisce più abilmente le sue ricchezze secondo te? Qual è il
monumento/museo/ città/quellochetepare che più ti ha colpito?
Sicuramente in Italia abbiamo una ricchezza maggiore in
termini di storia, di luoghi e di orgoglio culturale. Tralasciando le grandi
città, i musei e i monumenti, il patrimonio culturale italiano trabocca di
paesini e roccheforti che sono un gioiellino di ponti e strade, pietre e mattoni.
Quello che la Francia sa fare meglio è esporre e mettere a
disposizione. A Parigi la maggior parte dei centri turistici e culturali offre
gratuità ai giovani e agli anziani, biglietti ridotti per gruppi e studenti e
la prima domenica del mese quasi tutti i musei sono aperti al pubblico
gratuitamente. Lo stesso principio è seguito a Bordeaux, a Tolosa, a Lione.
La burocrazia è
davvero più efficiente o è solo una leggenda?
Ho risposto già, senza volere. Riassumo in: lunghissima,
incostante (cambiano molto frequentemente le regole e i procedimenti) ma
efficiente.
Sei soddisfatta dei
servizi offerti al cittadino (trasporti, sanità, ecc.)? Quanto costa un
abbonamento mensile ai mezzi pubblici?
Il sistema sanitario francese è molto efficiente e lo Stato
aiuta i cittadini francesi sovvenzionando visite ed esami, anche solo per
prevenzione.
I mezzi pubblici sono funzionali e accessibili. Inoltre, la
rete di trasporti è chiara ed esposta in ogni stazione o mezzo. A Parigi
l’abbonamento mensile minimo è di 70€ per due zone (di nuovo, con riduzioni per
gli studenti) e i possessori dell’abbonamento possono accedere a tutte e cinque
le zone durante il finesettimana. Esistono quattordici linee di metropolitana
all’interno del comune di Parigi, più cinque linee che escono dalla città fino
nei paesi vicini e moltissime linee di bus diurni e notturni. La città offre
anche una varietà di forfait per i turisti, con biglietti validi due, tre,
cinque giorni per tutti i mezzi della rete e il servizio è quasi sempre
ottimale.
Insomma, si può vivere a Parigi anche senza automobile.
Ti senti sicura per
le strade francesi? Come ci si sente a vivere a Parigi con l’allerta ISIS?
A parte un paio di zone un po’ più movimentate, la vita a
Parigi è abbastanza sicura. Per questo, quando ci fu l’attentato alla sede del
giornale Charlie Hebdo la fiducia dei francesi nel loro sistema di sicurezza è
crollata come un castello di carte. Da allora, il governo francese ha attivato
il sistema Vigipirate, un piano di vigilanza e lotta antiterroristica che prevede
un’intensificazione dei controlli a livello di accesso e circolazione in tutti
i luoghi pubblici e un rinforzo dei controlli militari nei siti sensibili. Il
piano Vigipirate è ancora a livello di massima allerta nella regione di Parigi,
l’Île-de-France, decisione che causa una marea di critiche e dibattiti.
L’abitudine
tipicamente francese a cui proprio non riesci ad abituarti?
Principalmente ho difficoltà ad adattarmi alle abitudini
alimentari francesi. Se proprio devo sceglierne una, direi: mangiare la pasta
scotta come fosse una verdura. Disgustoso. Ho i brividi.
Cosa consiglieresti
ad un/a ragazzo/a che desidera seguire il tuo esempio?
Bisogna sapersi adattare. Riformulo: bisogna saper imparare
tutto daccapo e costruirsi di nuovo. Rompere i propri schemi e crearne di nuovi
è proprio quello che permette di confrontare, analizzare e considerare. Mica
che sia semplice, che basti dirlo ed è fatta. Ma uno sforzo iniziale per
togliersi pregiudizi, abitudini e manie vale davvero la pena.
Nonostante questo tipo di post mi mettano nostalgia, li approvo pienamente.
RispondiEliminaHai avuto una splendida idea... Bella intervista!
No entiendo mucho, pero buena suerte.
RispondiEliminaSi vas a empezar por uno, este es el que más engancha:
“The philosophy of Andy Warhol. (From A to B and Back again)”, Pat Hackett, Bob Colacello, 1975
Ajaj, no voy a ir en Francia, esta es una entrevista a mi amiga que viviò allì. Gracias por el consejo ;)
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