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martedì 25 agosto 2015

Moving to...#1: Francia

Moving to... è una serie di post che si propone di raccontare, in forma di intervista, le esperienze di vita all'estero di giovani italiani in cerca di rivalsa. Sicuramente per niente originale nel format (passatemi il termine televisivo), ma originale nelle risposte dei miei intervistati. Oggi, Sara, una giovane laureata in biologia, ci racconta la sua esperienza di vita nel paese che ha dato i natali alle escargot e alle baguette sotto le ascelle. Enjoy.


Perché hai scelto di trasferirti proprio in Francia?
Sapevo già che, una volta finiti gli studi, continuare il mio percorso professionale in Italia sarebbe stato difficoltoso. Poi, ho sempre pensato che le esperienze di vita all’estero sono occasioni non soltanto di crescita ma soprattutto di riscoperta. Uscire dal contesto nazionale dà la possibilità di analizzare la vita del proprio Paese con un filo di profondità in più.

Conoscevo già la lingua francese, avendola studiata a scuola, e sapevo che la cultura e lo stile di vita non sono poi tanto diversi dai nostri. Ecco perché ho cercato lavoro in Francia e mi sono trasferita lì.

Cosa, secondo te, rende la vita in Francia migliore e cosa peggiore rispetto all’Italia?
Sicuramente il loro sistema burocratico non è poi così semplice. Uffici, carte, documenti, firme e timbri proprio come in Italia. La differenza, forse, sta nel fatto che dopo tutti i giri e le circonvoluzioni il servizio pubblico è migliore. In termini di sanità, turismo, trasporti, eccetera.

Due punti vincenti della vita in Italia rispetto a quella in Francia sono, invece, il cibo (lo sapevamo o lo immaginavamo tutti) e le relazioni interpersonali.

Per carità, la cucina francese non è poi così cattiva. Però faticano a concepire gli equilibri nutrizionali, esagerano coi grassi, adorano gli snack. Tanto che persino i cartelloni che pubblicizzano i prodotti alimentari presentano, in caratteri vistosi, consigli come “Per la vostra salute, praticate un’attività fisica regolare” o “Per la vostra salute, mangiate ogni giorno almeno cinque cibi tra frutta e verdura”. In Italia amiamo il cibo ed esageriamo spesso con le quantità ma sicuramente sappiamo mangiare meglio.

Per quanto riguarda le relazioni interpersonali vorrei contestare l’idea diffusa che i francesi siano scontrosi e di poca compagnia. Direi piuttosto che tantissimi hanno difficoltà ad aprirsi ma una volta rotto il ghiaccio sono persone spiritose, detestabili, interessanti o noiose come quelle delle altre nazionalità. Molti altri sono comunque più estroversi e non hanno bisogno di un periodo di “adattamento” per intavolare un discorso con le persone sedute al tavolo affianco. Tuttavia la sensazione che ho avuto spesso è che, finito il momento, la serata, l’occasione, è più difficile mantenere un legame, un contatto.

Tre difetti del popolo francese.
La troppa sicurezza su certe cose, la troppa insicurezza in altre. Metterei al terzo posto “difficoltà nell’apprendimento della lingua inglese” – difetto che, ammettiamolo, caratterizza anche noi italiani.

Ti sei mai sentita discriminata in quanto straniera (o, più precisamente, in quanto italiana)?
In realtà non ho mai avuto troppi problemi per il fatto di essere italiana. Non so se ha influito il fatto che conosco la lingua francese e che, a loro dire, l’accento italiano è chiaro e anche molto affascinante. Le frecciatine sui modi caratteristici e sui difetti nazionali sono per lo più spiritose e, soprattutto, bidirezionali. Questo, ripeto, nella mia esperienza.

Si critica spesso l’Italia perché non sa valorizzare il suo vasto patrimonio culturale. La Francia gestisce più abilmente le sue ricchezze secondo te? Qual è il monumento/museo/ città/quellochetepare che più ti ha colpito?
Sicuramente in Italia abbiamo una ricchezza maggiore in termini di storia, di luoghi e di orgoglio culturale. Tralasciando le grandi città, i musei e i monumenti, il patrimonio culturale italiano trabocca di paesini e roccheforti che sono un gioiellino di ponti e strade, pietre e mattoni.

Quello che la Francia sa fare meglio è esporre e mettere a disposizione. A Parigi la maggior parte dei centri turistici e culturali offre gratuità ai giovani e agli anziani, biglietti ridotti per gruppi e studenti e la prima domenica del mese quasi tutti i musei sono aperti al pubblico gratuitamente. Lo stesso principio è seguito a Bordeaux, a Tolosa, a Lione.

La burocrazia è davvero più efficiente o è solo una leggenda?
Ho risposto già, senza volere. Riassumo in: lunghissima, incostante (cambiano molto frequentemente le regole e i procedimenti) ma efficiente.

Sei soddisfatta dei servizi offerti al cittadino (trasporti, sanità, ecc.)? Quanto costa un abbonamento mensile ai mezzi pubblici?
Il sistema sanitario francese è molto efficiente e lo Stato aiuta i cittadini francesi sovvenzionando visite ed esami, anche solo per prevenzione.

I mezzi pubblici sono funzionali e accessibili. Inoltre, la rete di trasporti è chiara ed esposta in ogni stazione o mezzo. A Parigi l’abbonamento mensile minimo è di 70€ per due zone (di nuovo, con riduzioni per gli studenti) e i possessori dell’abbonamento possono accedere a tutte e cinque le zone durante il finesettimana. Esistono quattordici linee di metropolitana all’interno del comune di Parigi, più cinque linee che escono dalla città fino nei paesi vicini e moltissime linee di bus diurni e notturni. La città offre anche una varietà di forfait per i turisti, con biglietti validi due, tre, cinque giorni per tutti i mezzi della rete e il servizio è quasi sempre ottimale.
Insomma, si può vivere a Parigi anche senza automobile.

Ti senti sicura per le strade francesi? Come ci si sente a vivere a Parigi con l’allerta ISIS?
A parte un paio di zone un po’ più movimentate, la vita a Parigi è abbastanza sicura. Per questo, quando ci fu l’attentato alla sede del giornale Charlie Hebdo la fiducia dei francesi nel loro sistema di sicurezza è crollata come un castello di carte. Da allora, il governo francese ha attivato il sistema Vigipirate, un piano di vigilanza e lotta antiterroristica che prevede un’intensificazione dei controlli a livello di accesso e circolazione in tutti i luoghi pubblici e un rinforzo dei controlli militari nei siti sensibili. Il piano Vigipirate è ancora a livello di massima allerta nella regione di Parigi, l’Île-de-France, decisione che causa una marea di critiche e dibattiti.

L’abitudine tipicamente francese a cui proprio non riesci ad abituarti?
Principalmente ho difficoltà ad adattarmi alle abitudini alimentari francesi. Se proprio devo sceglierne una, direi: mangiare la pasta scotta come fosse una verdura. Disgustoso. Ho i brividi.

Cosa consiglieresti ad un/a ragazzo/a che desidera seguire il tuo esempio?
Bisogna sapersi adattare. Riformulo: bisogna saper imparare tutto daccapo e costruirsi di nuovo. Rompere i propri schemi e crearne di nuovi è proprio quello che permette di confrontare, analizzare e considerare. Mica che sia semplice, che basti dirlo ed è fatta. Ma uno sforzo iniziale per togliersi pregiudizi, abitudini e manie vale davvero la pena.

giovedì 6 agosto 2015

I motivi per cui non sopporto più Skyrim


Sarebbe bastato semplicemente ammettere che sono una frana in queste cose, ma no, ho voluto scrivere addirittura un post incredibilmente inutile per elencare i motivi per cui non sopporto più Skyrim.

NON SEI MAI ABBASTANZA FORTE PER BATTERE IL TUO NEMICO.
Ma dico, mettete determinate missioni per determinati livello. E invece no. Sei a livello 5? Devi combattere con personaggi di livello 1894. Chissà poi perché muori 20 volte!

PASSEGGI PER I CAZZI TUOI, E TI ATTACCANO.
Sei tutto tranquillo che te ne vai per la tua strada ed ecco che ti attaccano orsi, lupi, lupi dei ghiacci, tigri con i denti a sciabola, draghi, granchi del fango, ragni congelanti e quant'altro. E ma che ansia!

I PERSONAGGI CON CUI INTERAGISCI SONO DEI DEFICIENTI PATENTATI.
Una delle cose che odio di più quando gioco è il dover entrare in una stanza, voler uscirne e trovare il mio "aiutante" che, giustamente, si piazza sulla porta, ostruendo il passaggio. Il bello è che se lo guardi in faccia, ti guarda con due occhi da ebete incredibili. Non solo sei scarso, sei pure rincoglionito!

LA MUSICA CHE PARTE AD OGNI ATTACCO MI CREA DEGLI SCOMPENSI CARDIACI.

Ad ogni attacco, parte subito una musichetta degna di Hitchcock che mi manda l'adrenalina alle stelle. Sì, questo gioco mi stressa.

DIVENTI COSE CHE NON VUOI QUANDO MENO TE LO ASPETTI.
Su Skyrim ci si ammala continuamente. Ti attacca un lupo? Ti becchi una malattia. Ti morde il ragno? Sei stato avvelenato.Ho scoperto a mie spese che un vampiro, da lontano, può attaccarti la malattia del vampirismo. Ma devi saperlo. Se non lo sai, peggio per te. Sapete cosa vuol dire arrivare all'ultimo stadio del vampirismo? Che TUTTI, ma proprio TUTTI, vi attaccano. Io sono diventata vampiro e non me ne sono neanche accorta. Indovinate un po' quando l'ho capito...

PASSI 6 ORE DI GIOCO A CAMMINARE PER RAGGIUNGERE LUOGHI CHE NON HAI ANCORA SCOPERTO.
Più che combattere, si cammina. Cammini, cammini e cammini nel mezzo del nulla, finchè le fantastiche fiere del regno non ti attaccheranno l'una dopo l'altra. Che gioia!

PS. Nonostante l'abbia disisntallato già sei volte, continuo ad installarlo e giocarci, e sapete perché? Perché è una droga! (e perché non ho un ciufolo da fare)

martedì 4 agosto 2015

Classici #1: Un eroe del nostro tempo


Solitamente, il primo approccio con la letteratura russa lo si ha quando si decide di leggere i grandi romanzi di Dostoevskij e Tolstoj. Ma cosa c'è dietro al grande romanzo russo ottocentesco? Oltre a Aleksandr Puškin (di cui parlerò più avanti), non bisogna dimenticare Michail Lermontov. Scrittore controverso e poeta ribelle , Lermontov è noto soprattutto per il suo romanzo Un eroe del nostro tempo.
Pubblicato nel 1840, Un eroe del nostro tempo all'epoca suscitò parecchio scandalo per via del suo protagonista, il giovane ufficiale Pečòrin, un soggetto irrimediabilmente annoiato e dalla psiche complicata. Sullo sfondo dei sublimi paesaggi caucasici, faremo la conoscenza del protagonista prima attraverso i ricordi di Maksim Maksimyč, capitano in seconda, raccontati al narratore iniziale, un curioso viaggiatore, alter ego dello scrittore. Dopo l'incontro tra il capitano in seconda e lo stesso Pečorin, Maksim Maksimyč, rimasto deluso della tiepida accoglienza di colui che aveva quasi considerato un figlio, decide di donare delle carte lasciatogli dal giovane al viaggiatore. Si scoprirà che quelle "carte" sono in realtà il diario scritto da Pečorin. E così, finalmente, accediamo ai pensieri del tanto discusso protagonista, ormai morto, solo nell'ultima sezione del romanzo. Tra amori proibiti, duelli e l'opprimente noia che affligge il giovane protagonista, Un eroe del nostro tempo è il mirabile frutto del romanticismo russo.