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sabato 19 settembre 2015

Moving to...#2: Inghilterra

Il secondo post di Moving to... è il più mainstream di tutti. Perché? Ma che domande... Ma perché si parla di Inghilterra, la meta ambita da milioni di ragazzi del bel paese. A parlarcene è Carmen, una ragazza britannica nel cervello, ma italianissima nel cuore.


Perché hai scelto di trasferirti proprio in Inghilterra?
Sono cresciuta con una madre che ama La signora in giallo, la carta da parati e i servizi da tè. É stata lei a trasmettermi questa voglia di scoprire l'Inghilterra per via di tutti i pomeriggi da bambina passati sul divano a guardar film con giardini da eterna primavera, biblioteche immense e case che sembravano appena uscite da una rivista per collezionisti di bambole.                                                     
Anche mio padre ci ha messo del suo, trasmettendomi la voglia di viaggiare e raccontandomi dei suoi numerosi flirt inglesi o delle sue corse pazze per le strade londinesi su di una decappottabile mentre sventolava la bandiera della sua patria. Possono sembrare cose futili, ma si sa, da bambini si assorbe tutto e anche io ho iniziato ad appassionarmi a Shakespeare, alla Austin… Sono state tante piccole cose, che messe insieme hanno fatto in modo che l'Inghilterra fosse la mia prima tappa appena maggiorenne.
                                                                                              
Cosa, secondo te, rende la vita in Inghilterra migliore e cosa peggiore rispetto all’Italia?
Le opportunità che questo posto ha da offrire e la civiltà.
Qui ognuno fa la fila al supermercato, alla posta, al cinema... Non esiste che sali sull'autobus senza biglietto o che l'autobus lo devi aspettare mezz'ora. Ricordo che quando feci la ragazza alla pari nelle campagne del Gloucestershire per andare a messa la domenica dovevo prendere l'autobus delle 11:57; ebbene, in 7 mesi non l'ho mai visto passare né alle 11:56  né alle 11:58.
Innumerevoli le volte in cui invece l'ho visto allontanarsi senza di me.
Qui chi si dà da fare va avanti, chi no resta indietro; vige la meritocrazia ed è una cosa bellissima.  L'Inghilterra così come il resto del Regno Unito è una porta sul mondo, inizi qui e domani non sai in quale parte del mondo ti troverai.
Di peggiore c'è il cibo, troppo costoso e mai all'altezza di quello italiano. Altra cosa pessima è il tempo, arrivai qui due anni e mezzo fa amando la pioggia, ma quando con il passare dei mesi scoprii quante giornate all'aperto la pioggia mi avrebbe fatto perdere, iniziai ad aspettare un raggio di sole come l'acqua nel deserto.  

Tre difetti del popolo inglese.
Non voglio essere troppo cattiva, quindi dico solo che hanno un'idea di igiene completamente diversa dalla nostra.
Sono arroganti e presuntuosi, pretendono che tu parli inglese in modo eccellente e poi si arrabbiano se li correggi quando dicono "bolonisi", ossia bolognese.
Non sanno cucinare, in nessun modo. Ho visto ragù con fagioli, "pizze" quadrate, salsicce accompagnate da tè caldo. . . Secoli e secoli di tradizioni culinarie mandate a farsi benedire.

Ti sei mai sentita discriminata in quanto straniera (o, più precisamente, in quanto italiana)?
Quando rispondo che sono italiana gli inglesi mi guardano con gli occhi a cuoricino e iniziano a prendermi per pazza per aver lasciato il mio sole. Non sono mai stata discriminata in quanto straniera o italiana, anzi, semmai il contrario.
Gli italiani all'estero non passano mai inosservati, in senso buono intendo: quando un inglese incontra un italiano, l'inglese nell'italiano vede Michelangelo, Da Vinci, la pizza, il sole, Pavarotti, l'arte, Roma e tutto ciò che l'Italia in effetti è, se solo se ne ricordasse.

Quanto è stato difficile trovare lavoro?
Il lavoro c'è, anche tanto, basta solo darsi da fare: curriculum in mano, buona volontà ed entro una settimana sei dentro, o come è successo a me e il mio ragazzo, anche meno.

La burocrazia è davvero più efficiente o è solo una leggenda?
La burocrazia qui sembra esistere davvero: sono tutti organizzati -in qualsiasi campo - sono veloci e non ti fanno uscire pazzo con tempi di attesa tipicamente italiani.

Sei soddisfatta dei servizi offerti al cittadino (trasporti, sanità, ecc.)? Quanto costa un abbonamento mensile ai mezzi pubblici?
A Londra ci sono due problemi principali a mio parere: uno è il costo degli affitti, il secondo è il costo dei trasporti, davvero esagerato. Un abbonamento mensile che comprende Tube e autobus costa all'incirca 124£ ossia 160€ più o meno. Sicuramente i servizi di trasporto a disposizione sono efficienti, però per un giovane ragazzo che parte per lavorare o studiare sono una mazzata.
Per quanto riguarda la sanità sono poco informata sinceramente, adesso mi trovo in Scozia e so che registrandomi ad un ufficio (di cui purtroppo non ricordo il nome) ho diritto a visite e cure gratis, ma non so se lo stesso vale per il resto del Regno Unito.

Ti senti sicura per le strade inglesi? Come ci si sente a vivere a Londra con l’allerta ISIS?
Proprio quest'estate per le strade londinesi le forze dell'ordine hanno simulato un attentato terroristico per insegnare alla gente come muoversi in caso di attacco. Sono cose che sì, ti fanno sentire leggermente più protetta, ma in cuor mio credo che non basti questo per smetter di aver paura, purtroppo.

L’abitudine tipicamente inglese a cui proprio non riesci ad abituarti?
Non si sanno vestire. Proprio per niente.
Non sopporto l'abitudine che hanno di vestirsi come se un giorno fosse composto da tutte e quattro le stagioni ed hanno un'idea di eleganza distorta. Quando a Gennaio vidi persone con infradito e canotta, mentre io indossavo la maglietta della salute, quattro paia di calze, i collant, maglione e cappotto, tremando per il freddo, mi venne spontaneo chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me.

Cosa consiglieresti ad un/a ragazzo/a che desidera seguire il tuo esempio?
Ad un ragazzo che vorrebbe seguire il mio esempio direi di partire con un obiettivo e con tanta umiltà.
Un obiettivo serve perché dopo l'euforia iniziale di trovarsi in un posto nuovo inizi a pensare al caffè sacro del mattino, alle lasagne della domenica, alla partita a calcetto con gli amici di sempre, al sole…  E quando la malinconia di casa prende il sopravvento, se non si ha una ragione abbastanza forte, si crolla e difficilmente si resta.
L'umiltà serve per se stessi. Bisogna partire con tanta forza di volontà, una mentalità aperta ma mai dimenticarsi da dove si viene. Ho visto italiani sentirsi superiori per esser diventati manager di qualche insulso pub, sentirsi arrivati e snobbare chi umilmente cercava di ritagliarsi uno spazio proprio in una terra sconosciuta. Last but not least consiglio di essere tenaci: non sarà facile ma ne varrà la pena.